Via Santorre di Santarosa
La via che si dirige verso la zona collinare della città da Via Martiri del XXI è intitolata a Santorre Annibale Derossi conte di Pomarolo, Signore di Santarosa (Savigliano, 18 novembre 1783 - Sfacteria, 8 maggio 1825), intellettuale, patriota e rivoluzionario italiano.

Santorre di Santarosa nacque a Savigliano nel 1783 da una nobile famiglia piemontese: il padre Michelangelo (Michele) aveva sposato nel 1782 la giovanissima Paolina Regard de Ballon, di illustre famiglia savoiarda, imparentata con i Cavour, che ebbe il suo primo figlio, Santorre appunto, all'età di tredici anni. Nacquero altri due figli (Filippo e Ottavia), ma Paolina morì ad appena vent'anni l'11 agosto 1790.

Rimasto privo della madre, a sette anni Santorre di Santarosa seguì il padre che in quegli anni, in piena rivoluzione francese, ebbe importanti incarichi nell'esercito dei Savoia; in questo periodo ebbe l'occasione di risiedere a Pinerolo come scrisse nelle sue Confessioni.
Negli ultimi anni del Settecento, mentre il padre continuava la sua attività militare, il giovane si dedicò alla propria istruzione a Savigliano e poi all'Università di Torino.
Nel periodo in cui il Piemonte fu occupato dai Francesi, il conte Michele rivestiva l'incarico di Comandante della Guardia Nazionale e Santorre ricoprì incarichi amministrativi: nel 1807 fu Maire (Sindaco) della sua Città e nel 1812 Sottoprefetto a La Spezia.
Dopo la Restaurazione della monarchia sabauda, rientrò nell'esercito con il grado di capitano dei granatieri del Reggimento Guardie e col 1° Battaglione prese parte alla campagna austro-sarda in Savoia, nel Delfinato, e partecipò al combattimento del 6 luglio 1815 sotto le mura di Grenoble.
Nel novembre dell'anno seguente ricevette la nomina di Capo Divisione nella Segreteria di Guerra. Nel 1820 fu insignito della gran croce dell' Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
In quegli anni di impegno amministrativo e militare, Santorre aveva coltivato gli studi avvicinandosi a giovani intellettuali di orientamento liberale moderato e ad altri ufficiali che auspicavano la concessione di una Costituzione e sostenevano la necessità di liberare l'Italia dal dominio straniero.
Nel 1821 ebbe un ruolo di primo piano nei moti in Piemonte; in tale occasione venne da Torino a Pinerolo per incitare, con Guglielmo Moffa di Lisio i soldati ad unirsi all'insurrezione.
Per l'attività svolta e perché era un personaggio di primo piano, dopo la sconfitta dovette fuggire: sperimentò l'esilio in diversi paesi incontrando molte difficoltà, compresi problemi economici.
Alla fine del 1824 decise di trasferirsi in Grecia, per arruolarsi nell'esercito e combattere contro i Turchi Ottomani. Fu ucciso in battaglia nell'isola di Sfacteria.

La città di Savigliano lo ricorda con un grande monumento (statua di 6 metri con Santorre che tiene nella mano sinistra copia della Costituzione) nella piazza principale.

Anche a Pinerolo un monumento ricorda la sua figura nel celebrare i moti del 1821.


 

 

F.lli Bandiera