LA SCONFITTA DEI RIVOLUZIONARI DEL 1821

Con un rapido susseguirsi di avvenimenti, l'insurrezione si era propagata a Ivrea, Vercelli, Asti, Casale e Carlo Alberto, cedendo alle pressioni, annunciò la concessione della Costituzione, ma Carlo Felice il 16 marzo 1821 , lo sconfessò duramente dichiarando non valide le sue decisioni.
Il Principe nominò Reggente del Ministero della Guerra (21 marzo), il Santarosa il quale mantenne vivo il suo impegno nel cercare di trovare una mediazione fra gli insorti e il Re, ma senza alcun esito favorevole. Carlo Alberto si recò segretamente a Novara abbandonando gli insorti al loro destino.
Significativo l'ordine del giorno sottoscritto il 23 marzo dal Santarosa che, forte dell'incarico ricevuto, invitava con toni appassionati i soldati piemontesi e le guardie nazionali a combattere per l'indipendenza dallo straniero.
Il Sovrano, deciso ad ottenere la resa totale dei rivoltosi aveva, intanto, chiesto l'intervento militare del governatore del Lombardo-Veneto gen. Bubna.
L'8 aprile si chiuse con le armi la breve insurrezione piemontese: presso Novara alcuni reparti dell'armata imperiale austriaca, giunti in Piemonte in funzione di appoggio all'esercito regio, sconfissero le forze costituzionali che fino all'ultimo avevano sperato di evitare lo scontro armato auspicando che le truppe raccolte a Novara e dintorni finissero per unirsi alla loro causa.
Ai patrioti non restò che la fuga in esilio.
Da Modena il Re Carlo Felice diede disposizioni per i processi contro gli insorti conclusi con molte condanne a morte di cui tre eseguite e le altre in contumacia.
I provvedimenti assunti furono particolarmente duri verso i militari tanto che vennero sciolti diversi reggimenti e licenziate centinaia di ufficiali e sottufficiali.