ROMA - LEGGE DELLE GUARENTIGIE

La Legge delle Guarentigie, approvata nel Maggio 1871, regolava i rapporti dello Stato Italiano con la Santa Sede.
Essa garantiva al pontefice la massima libertà nell'esercizio delle sue funzioni di capo della Chiesa cattolica, la piena autorità di sovrano, l'incontrastata proprietà ed extraterritorialità dei palazzi del Vaticano e del Laterano e della Villa di Castel Gandolfo, una dotazione annua pari all'ultimo bilancio dello stato pontificio per il mantenimento della corte papale.
Lo stato italiano si impegnava a rinunciare ad ogni controllo sulla nomina dei Vescovi, riservandosi solo il diritto al placet (assenso sovrano alla nomina dei Vescovi) e all'exequatur (autorizzazione a procedere ad atti amministrativi nella diocesi).
Pio IX rifiutò di accettare la legge delle guarentigie e rimase chiuso in Vaticano, volontario prigioniero. Respinse qualsiasi possibilità di accordo e, nel 1874 con la bolla Non expedit, dispose che i cattolici non partecipassero alla vita politica italiana né come eletti, né come elettori e si mantenne in aperto contrasto con lo Stato italiano.